Malattie professionali tra pubblici ministeri, giudici e INAIL. Per fortuna c’è la CEDU

L’INAIL ha rivisto, con circolare n. 7/2024, le tabelle delle malattie professionali nell’industria e nell’agricoltura: ci sono ragioni per trarne implicazioni positive. Il fatto è che non basta favorire l’indennizzo delle malattie professionali, perché resta primaria l’esigenza della prevenzione. Certo, la circolare opportunamente ricorda che è istituito, presso la banca dati INAIL, il registro nazionale delle malattie causate dal lavoro a cui possono accedere soggetti pubblici cui, per legge o regolamento, sono attribuiti compiti in materia di protezione della salute e di sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro. Ma in che misura questi “soggetti pubblici” – traendo spunto dalla banca dati INAIL – riescono poi ad occuparsi con accertamenti sistematici e approfonditi di malattie professionali a tutela della salute e sicurezza, e a prescrivere condotte virtuose alle imprese coinvolte? Sul versante penale, poi, in questi ultimi anni, le malattie professionali sembrano interessare men che meno pubblici ministeri e giudici. Il risultato allarma, ma non sorprende. Per fortuna, c’è la Corte europea dei diritti dell’uomo!

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