A quasi 2 anni dall’entrata in vigore della riforma del contratto di lavoro a termine, i dati ISTAT certificano che in un contesto nel quale cresce il numero degli occupati si registra un incremento dei contratti a tempo indeterminato del 3,1%, e, di contro, una riduzione in doppia cifra del ricorso al contratto di lavoro a tempo determinato (- 10,0%). Questi dati riportano alla mente vecchie contrapposizioni mai sopite fra le diverse opzioni di politica legislativa intorno al contratto di lavoro a termine. Smentiscono nettamente le speculazioni prognostiche operate da coloro che ponevano in correlazione il grado di flessibilità, l’utilizzo opportunistico del contratto a termine e la paventata precarizzazione delle assunzioni. La banale verità? Gli imprenditori assumono a tempo determinato (causale o meno che sia) quando le circostanze produttive e del mercato del lavoro glielo consigliano.