Con le sentenze n. 128 e 129 del 2024, la Corte Costituzionale interviene nuovamente sulla “tormentata” disciplina pervista dal Jobs Act in materia di licenziamenti. Con la prima sentenza, smentendo la scelta del legislatore del 2015, di differenziare non solo il regime dello Statuto dei lavoratori da quello del Jobs Act, ma pure quello del licenziamento disciplinare da quello del licenziamento economico, la Corte ripristina la sanzione della reintegrazione sul posto di lavoro attenuata: meno intensa, cioè rispetto a quella prevista per i casi di nullità e violazione dei divieti di discriminazione, per i licenziamenti economici. Con la seconda pronuncia la Corte dispone che, laddove il fatto contestato sia sanzionato dalle previsioni della contrattazione collettiva con una sanzione conservativa, il lavoratore avrà diritto all’applicazione della reintegrazione perché il fatto materiale non sussiste. Dopo le nuove sentenze cosa resta del Jobs Act?